La storia di Anna
Dal buco nero si può uscire
Una donna su dieci soffre di depressione post-parto. Un numero incredibilmente alto. Eppure, se ne parla ancora poco facendo crescere il senso di colpa a quelle di noi a cui accade. Anna, 41 anni, veneziana e insegnante, ha deciso di farsi aiutare dopo che un'amica le ha aperto gli occhi.
di Redazione Woman Factor - Tag: Depressione post parto, Irritabilità, Terapia

Anna, avresti mai creduto di poter cadere nel buco nero della depressione post parto?
«Allora no, ma oggi capisco che ero un soggetto con alcune predisposizioni.»
Quali?
«Avevo già sperimentato delle forti crisi d’ansia e di malinconia durante eventi particolari della mia vita come la laurea e la morte di mia madre.»
Ci racconti cos’è accaduto?
«Ho partorito il mio unico figlio relativamente in là negli anni. Marco e io non lo avevamo cercato ma una volta saputo che ero incinta siamo stati felici. Negli ultimi due mesi di gravidanza sono stata costretta a letto per lunghi periodi per un rischio di distacco di placenta. Il parto è stato doloroso ma naturale. I problemi sono arrivati una volta a casa. Federico non dormiva e io passavo intere nottate cullandolo e cercando di consolarlo.»
Mi consideravo una madre pessima perché non ero felice come avrei dovuto
Anna
Immaginiamo la stanchezza. Il tuo compagno non ti aiutava?
«Sì, ma lavorava e la maggior parte del tempo eravamo solo io e il bambino. Purtroppo, la situazione invece di andare risolvendosi si è fatta via via più pesante. E il mio umore via via più cupo. Era come se avessi un gigantesco peso sul cuore. Non vedevo le cose belle del mio bambino, il fatto che avesse appetito, che il sonno si era fatto più regolare, che cresceva sano.»
Come ti sentivi?
«Ero irritabile, ogni cosa mi faceva scattare, ero stanca ma non volevo delegare, non mi fidavo di nessuno, gli altri erano nemici mai alleati. Mi vedevo brutta – ed effettivamente ero sciatta – piangevo spesso, mi consideravo una madre pessima perché non ero felice come avrei dovuto.»
E gli altri?
«Per quanto cercassi di dissimulare questo mio stato credo che fosse chiaro a tutti che non stavo bene. Mio marito cercava di essere d’appoggio ma non aveva il coraggio di dare a questa cosa il nome giusto.»
Come ne sei uscita?
«Grazie ad un’amica. Per lei i sintomi erano lampanti perché aveva avuto una sorella con lo stesso problema. Ha avuto coraggio di aprirmi gli occhi, con dolcezza, un po’ alla volta. All’inizio ho negato, ho cercato di allontanarla ma lei non si è data per vinta. Poi un giorno mi ha parlato di un bravo terapeuta. Ricordo che la prima volta che ci sono andata è stata lei ad accompagnarmi. Le sarò sempre grata. Ha salvato non solo me ma anche il mio rapporto con Federico e Marco».
Sfacciate
Episodio Cinque – “In fondo all’anima”
Dopo aver rivoltato come un calzino il nostro corpo, nelle sue parti intime e visibili, per indagarne il funzionamento, era inevitabile che arrivasse la psiche a chiedere un po’ di attenzione. Sul divanetto delle Sfacciate, visto il tema sono pronte a sdraiarsi Francesca “Cesca” Tamburini e Alessia Foglia, in rappresentanza di TEEN un po’ YOUNG e delle ADULT per raccontarci di quando cadono nel buco nero e delle strategie usate per risollevarsi. E mentre Noemi per la prossima vita esprime il desiderio di rinascere gallina “che almeno lei non somatizza”, la dottoressa Tiezzi commenta il punto su cui tutte sembrano trovarsi d’accordo: un buon sesso può aiutare a risollevare il morale… L’importante è che sia davvero buono!