Per avere un figlio ho fatto tutto il possibile
Decidere di volere un figlio. Provarci e accorgersi che non è così facile come si pensava. E passo dopo passo entrare in un vortice di tentativi, analisi, speranze, delusioni, stimolazioni ormonali, prelievi, innesti invasivi. Dopo 5 anni Federica ce l'ha fatta: ha avuto il suo bambino. Oggi, a distanza di anni, ci racconta quello che definisce un “calvario con happy ending”.
di Redazione Woman Factor - Tag: Fecondazione in vitro, FIVET, ICSI, Infertilità, Procreazione medicalmente assistita, Stimolazioni ormonali

Mi sentivo ‘sbagliata’, incapace di fare quello che tutte le altre facevano con incredibile naturalezza.
Federica
Federica, desideravi tanto un figlio, lo cercavi. Quando hai capito che c’era qualcosa che non andava?
F.: «Dopo sei mesi che provavamo senza risultati ho iniziato a preoccuparmi ma il ginecologo mi ha tranquillizzata rimandano di altri sei mesi eventuali approfondimenti.»
E allo scadere di quel periodo?
F.: «È iniziato quello che oggi definisco il mio ‘calvario con happy ending’. In realtà com’è logico, le cose sono state graduali: analisi, valutazione della riserva ovarica, conta della densità spermatica, ecografie. I referti? Eravamo sani come pesci. “Niente paura” ci dicevano “vedrete che arriverà”. Ma ogni mese era la stessa routine: le mestruazioni arrivavano crudeli e puntuali facendomi sprofondare sempre più in uno stato di tristezza e autocommiserazione. Mi sentivo ‘sbagliata’, incapace di fare quello che tutte le altre facevano con incredibile naturalezza. Solo dopo, parlandone, ho capito che è un problema piuttosto diffuso e che ho tante compagne di strada.»
Il passo successivo qual è stato?
F.: «Quello di passare ad analisi più approfondite e invasive come l’isterosalpingografia, un esame radiografico con liquido di contrasto che riesce a individuare eventuali malformazioni dell’utero o delle tube. Ma anche quella non ha evidenziato nulla di strano. L’unica patologia emersa da un’ecografia transvaginale era una moderata endometriosi asintomatica, asportata con un intervento di laparoscopia in anestesia generale.»
Oggi voltandomi indietro mi rendo conto di quanto sia stato faticoso…
Federica
Psicologicamente come stavi?
F.: «Ero provata, anzi eravamo provati. Passavano i mesi, il desiderio di un figlio era un tarlo che ci divorava il corpo, la mente e il cuore. Avevamo rapporti nei giorni ‘giusti’ come degli automi. Il sesso era diventato meccanico, svuotato di desiderio. Anche le nostre vite erano come congelate nell’attesa, facevamo tutto ma con quel pensiero che non ci abbandonava mai e avvelenava in maniera impalpabile la normalità.»
Dopo l’intervento di endometriosi?
F.: «Ci dissero di fare l’amore e aspettare fiduciosi. Non accadde nulla. Intanto erano già passati più di due anni da quando ci eravamo detti “Dai facciamo un bambino!”. Dopo altri sei mesi lo specialista ci propose un ciclo di stimolazione ovarica. Nell’anno seguente mi sottoposi a ben quattro cicli, nessuno ebbe successo. E vi assicuro non erano passeggiate.»
Ma non avete gettato la spugna…
F.: «No, anche se avevamo già raccolto le informazioni per il percorso dell’adozione. Eravamo esausti e il medico che ci seguiva, che aveva capito che le nostre energie erano a fine corsa, ci propose di provare l’ICSI una tecnica di fecondazione assistita che consiste nell’iniezione di uno spermatozoo direttamente in un ovocita, invece della classica fecondazione in vitro (FIVET) in cui gli spermatozoi devono attraversare da soli le barriere ovocitarie. Accettammo. Era la nostra ultima spiaggia. Non saremmo andati oltre. Dopo una decina di giorni feci un esame per verificare i valori di beta-hCG. Ricordo ancora la telefonata in cui mi annunciarono i risultati: i valori indicavano senz’ombra di dubbio la presenza di una gravidanza in corso. Non capivo le parole, ero frastornata, mi tremavano le gambe e mi feci ripetere le cose due volte. Quel giorno compivo 37 anni. Sapevo che Marco, mio marito, stava tornando a casa. Corsi in strada per andargli incontro e dargli la buona notizia. Lo vidi arrivare con un enorme mazzo di rose. Le aveva comprate pensando dovessero consolarmi dall’ennesima delusione e invece…»
Se tu dovessi fare un bilancio?
F.: «Oggi voltandomi indietro mi rendo conto di quanto sia stato faticoso, una storia di sofferenza in cui anche il rapporto di coppia è stato messo a dura prova. Ma cosa devo dirvi, ogni volta che guardo mio figlio penso che ne è valsa la pena e che tornando indietro rifarei tutto.»
SFACCIATE
Episodio Quattro – “Wo-man o Wo-mum?”
Tra le grandi scelte che ogni donna si trova ad affrontare nell’arco della sua vita, forse la più tosta è quella dedicata alla maternità. Mamma sì o mamma no? Il tema è molto, molto, molto sentito dalle nostre Sfacciate, sia in un senso, ovvero quello di Carmen 100% mamma di tre bimbe, sia nell’altro dove troviamo schierate in preda a mille ansie Noemi e Marvi, schiacciate tra le aspettative sociali e l’attesa di una “chiamata” che non arriva e rischia di farle sentire fuori posto e fuori tempo massimo. Riusciranno Carmen e la dott.ssa Colonese, la nostra esperta, se non a convincerle, almeno a tranquillizzarle?