La storia di Anna e Penelope

Non dimentichiamoci di noi stesse

Anna ha due gemelli settenni avuti a 42 anni grazie alla fecondazione assistita. Fin da subito è stata capace di dividere equamente le incombenze fra lei e il compagno. Penelope, invece, ha 35 anni e una bambina di 1 anno e mezzo, vorrebbe prendersi tempo per sé ma non ci riesce. Il confronto tra mamme può essere d’aiuto.

di Redazione Woman Factor - Tag: , , ,

Non dimentichiamoci di noi stesse

Mi sono ritrovata sola, 24 ore su 24 dedicata alla bambina, stravolta per la mancanza di sonno

Penelope

Da anni il venerdì sera a casa viene una babysitter, è stato il nostro modo per ‘educarci’ a non addurre scuse per rinunciare a uscire

Anna

Avere un figlio è una rivoluzione copernicana nella vita di una donna. Come l’avete vissuto?

Anna: «Avere due gemelli a 42 anni è qualcosa che ti stravolge la vita, non c’è che dire, ma io e il mio compagno ci eravamo preparati. Avevamo visto tante coppie di amici che erano cambiate radicalmente dopo l’arrivo dei figli, completamente fagocitate dai bambini. Non volevamo che accadesse anche a noi.»

Penelope: «A me è successa una cosa strana. Tutto ciò che mi ero prefigurata in salita – parto, primi giorni, inizio dell’allattamento – è andato via liscio come l’olio. La fase successiva, invece, che ero convinta sarebbe stata in discesa, mi ha riservato le sorprese peggiori: mi sono ritrovata sola, 24 ore su 24 dedicata alla bambina, stravolta per la mancanza di sonno. Insomma, un incubo. Ricordo che un giorno ho telefonato in lacrime a mia madre dicendole tra i singhiozzi che non ce la facevo più. Ero in completo burnout

Trovare un equilibrio non è facile…

A: «È normale che con un figlio cambino le priorità ma non si può arrivare ad annullarsi. Col mio compagno, aiutati da una psicologa, siamo riusciti a trovare la quadra. Per esempio, una volta terminati i mesi dell’allattamento, ci siamo organizzati in modo da gestire i bambini in totale autonomia così da permettere all’altro di prendersi delle parentesi di totale libertà.»

P: «Io non ci sono ancora riuscita.Con l’arrivo di un figlio perdi l’indipendenza, la libertà di fare le cose senza bisogno di pianificarle. Se voglio andare dall’estetista devo incastrare le agende dei miei genitori, di mio marito. È così complicato che si fa prima a rinunciare…»

E il lavoro come lo gestite?

A: «Imparando a delegare a donne delle pulizie e babysitter. Ho ripreso a lavorare quando i gemelli avevano otto mesi, all’inizio da casa poi tornando in presenza. Il mio ruolo sul lavoro oggi è più marginale rispetto a prima, ma non è detto che in futuro non recuperi posizioni di maggiore responsabilità e gratificazione. Non si può avere tutto, trovare un giusto equilibrio tra diversi piani significa anche essere disposti a fare delle rinunce.»

P: «Ho dato le dimissioni ma non è stata una scelta sofferta. Ero responsabile di un reparto pasticceria in un’azienda di food. Un’esperienza arrivata al capolinea. Quando la bambina andrà al nido voglio cercare lavoro, non mi vedo mamma-casalinga.»

Quali sono le cose cui non rinuncereste mai per il vostro benessere?

A: «Lo sport, serve a scaricarmi. Riesco a farlo al mattino presto o in pausa pranzo. Da anni il venerdì sera io e il mio compagno facciamo venire una babysitter, è stato il nostro modo per ‘educarci’ a non addurre scuse e finire per rinunciare a uscire. Ricordo che all’inizio a volte, arrivati al cinema, ci addormentavamo già ai titoli di testa del film. Alla fine, però ha funzionato: ci ha costretti a non soccombere alla nuova quotidianità.»

P: «Purtroppo ora ho rinunciato praticamente a tutto: allo sport che prima praticavo almeno due volte a settimana ma anche alla cura del corpo, in particolare dei capelli che prima sottoponevo a impacchi ristrutturanti, hennè e quant’altro, e ora trascuro per mancanza di tempo.»

Per la tua salute cosa fai in particolare?

A: «Seguo una dieta sana ricca di frutta e verdura, pratico sport, e una volta l’anno mi sottopongo a tutti gli esami di ‘prevenzione donna’ dal pap test alla mammografia agli esami del sangue.»

P: Per ora ben poco. Vorrei riprendere a cucinare in maniera più sana, a fare delle spese ragionate, a mangiare guardando ciò che ho nel piatto e potendomelo gustare. Invece per ora preparo quel che mi capita con l’unico obiettivo di sfamarmi.

La routine quotidiana alla quale non rinuncereste mai?

A: «Ogni mattina mentre faccio colazione o pedalando per andare al lavoro mi ascolto il podcast ‘Morning’ la rassegna stampa de Il Post. Un modo per essere sempre aggiornata perché anche questo per me è qualcosa di irrinunciabile.»

P: «Per ora non ne ho. Mi riprometto di prendere in mano le redini della mia vita al più presto quando la bambina inizierà a frequentare il nido.»

Anna, credi che i tuoi figli abbiano sofferto per non averti sempre con loro?

A. «Niente affatto. Anzi credo sia stato salutare. I bambini di oggi hanno delle vite fin troppo strutturate, organizzate minuto per minuto. Avere una madre sempre presente aumenta questa pressione.»

Penelope, cosa farai il primo giorno in cui lascerai la bimba al nido?

P: «Torno a casa e dormo!»

Episodio Sette – “Prendersi cura”
Sfacciate

Episodio Sette – “Prendersi cura”

Come ben sappiamo Noemi, la nostra conduttrice sfacciatissima, non ha peli sulla lingua e a volte le sue domande non danno scampo, come quella secca che ci pone in apertura di episodio, l’ultimo della prima stagione del nostro podcast: «Che cosa significa per voi prendervi cura di voi stesse?». Insieme a Valeria e Carmen scopriremo che non è così facile rispondere, perché noi donne sembriamo programmate soprattutto per prenderci cura… degli altri. Senza contare che qui abbiamo a che fare, tra l’altro, con due mamme e Noemi ce la metterà tutta per trascinarle fuori dalla loro mammitudine, per forzarle finalmente a mettersi sul gradino più alto nella scala delle priorità, anche grazie all’aiuto della Prof.ssa Cetin. Ce la farà? Buon ascolto e arrivederci al prossimo… ciclo di Sfacciate!

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